Il counselling, oggi, abbraccia tutti i settori riguardanti la relazione d’aiuto attraverso un tipo di intervento non direttivo, volto a sviluppare nella persona, nella coppia, nella famiglia, nel gruppo di lavoro che attraversa un momento di difficoltà un determinato grado di autonomia e di responsabilizzazione. Intraprendere un percorso breve di counselling è un modo sano ed efficace per esprimere la propria volontà di crescere e di cambiare il modo di affrontare le situazioni problematiche.
Il counselling si distingue dalla psicoterapia in senso stretto perché non si occupa di situazioni psicopatologiche e non si fa carico direttamente del problema del cliente, ma gli offre un aiuto per capire come affrontarlo. Specificamente, ha una funzione di sostegno e cerca di creare le condizioni affinché l’individuo possa trovare da sé la soluzione percepita più giusta per il suo problema, aiutandolo ad uscire da una condizione interiore di incongruenza e, probabilmente, di ansia, offrendogli la possibilità di operare responsabilmente una scelta consapevole riguardo al problema presentato. Infatti, secondo l’impostazione rogersiana, “il cliente ha le potenzialità necessarie per risolvere i propri problemi dopo averne maturato piena consapevolezza (…). Questo soggetto attivo sarà in grado pertanto, una volta compreso il problema, di gestirlo responsabilmente”.
Alla base di un buon intervento di counselling vi è un insieme di abilità, atteggiamenti e tecniche per aiutare la persona, la coppia, la famiglia, il gruppo di lavoro ad aiutarsi, attraverso la relazione. Come abbiamo già accennato, il presupposto fondamentale di questo tipo di intervento è che la persona ha già in sé le risorse necessarie e la proposta è quella di creare le condizioni per farle emergere. Grazie alla teoria di Carl Rogers, infatti, il counselling si è strutturato ponendo in primo piano l’attenzione al cliente come individuo e al rapporto umano fra le due persone che si incontrano nel colloquio.
C. Rogers evidenzia che in questa particolare esperienza di completa libertà emotiva, l’individuo è libero di riconoscere i suoi impulsi e le sue strutture comportamentali come in nessun altro tipo di rapporto. Il counselling, nel concreto, fa proprio questo: permette a ciascun individuo di sentire ciò che prova, lo sostiene e lo accompagna verso l’accettazione di sé e quindi verso una nuova e più profonda consapevolezza. La persona è consapevole di quello che sta facendo e il counsellor lo aiuta a rimanere centrato su ciò che prova. Sempre nell’hic et nunc: nella mente, nel corpo e nelle sue sensazioni.
In quest’ottica l’obiettivo di un intervento di counselling non è quello di “guarire”, ma di aiutare la persona, la coppia, la famiglia, il gruppo di lavoro a crescere, in un cammino di sempre maggiore centratura su di sé, facendo così affidamento sulle proprie risorse, considerate insite nella stessa natura umana. Attraverso la relazione con il counsellor professionista, le persone possono riconoscere il proprio diritto ad essere ascoltate ed accettate e quindi imparare a loro volta ad ascoltarsi e ad accettarsi.
Il counselling, pertanto, non significa in sé consigliare, come spesso accade di sentire; il termine deriva dalla parola latina consulo che vuol dire “venire in aiuto, avere cura di”. Il counsellor offre al cliente semplicemente un modo di esplorarsi interiormente, al fine di condurlo ad una situazione di maggiore congruenza interiore e conseguentemente al fine di di migliorare il suo livello di benessere.